Boffalora alla resa dei conti
La Boffalora (o Milano Santa Monica) è il
complesso residenziale che avrebbe dovuto essere edificato sull’area che si
estende tra l’Auchan (a nord), la Cassanese (a sud), via Di Vittorio (a
ovest) e il comune di Pioltello. La convenzione edilizia era in scadenza a
maggio 2012. E’ stata poi rinnovata in Giunta, via via, fino a fine 2013.
Nel frattempo, l’operatore Vegagest chiedeva
una nuova convenzione, che prevedeva un incremento, a scapito del
commerciale, della quota riservata al residenziale, senza più parlare di
servizi (albergo, scuole, asili, chiesa, ecc.).
La posizione dell’amministrazione, definita
durante una commissione del 15 maggio
2012 (quasi due anni fa, vedi Flash n. 354), era basata sui seguenti
punti di trattativa: innanzi tutto chiudere tutti i problemi ancora in sospeso nei lotti
edificati (infiltrazioni, pompe,
ecc.). E poi:
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1. Esigere
servizi (scuole, negozi di vicinato, ecc.) di qualità allo stesso livello di
quelli esistenti negli altri quartieri di Segrate e effettuare le realizzazioni
previste (rotonda di via Morandi, passerelle ciclopedonali, ecc.) pur a fronte
di costi lievitati rispetto a quelli previsti in convenzione.
2. Abbassare
le volumetrie edificatorie (-20.000 mq?)
3. Definire
delle quote di housing sociale
4. Esigere
che le opere pubbliche (strade, ecc.) siano realizzate prima del
residenziale.
E due anni dopo, eccoci qui, alla
commissione Territorio del 27 marzo 2014, con Lazzari, nuovo assessore al
Territorio, che comunica che la società che si faceva garante della
fideiussione accesa da Vegagest nei confronti del comune di Segrate per 30 milioni di euro, ha scritto che, a
partire dal 15 marzo 2014, la fideiussione
viene a cessare.
La fideiussione è un contratto mediante il quale un terzo (di solito
una banca) si fa garante con un creditore (in questo caso il comune di Segrate)
che il debitore (Vegagest) adempia agli
obblighi stipulati (l’edificazione del complesso della Boffalora). Qualora il
debitore non adempia agli obblighi, come nel nostro caso, il comune può “escutere” (termine tecnico per
incassare) la fideiussione, alla data ridotta a 25-27 milioni, in quanto alcuni
edifici sono stati effettivamente costruiti.
Il ritiro della fideiussione è
giustificato con il fatto che Vegagest non ha pagato le ultime rate sottintese
alla concessione della fideiussione e che, comunque, attualmente non esiste un
Piano attuativo per il progetto.
Che fare? L’alternativa per il comune sembra essere:
1) Fare causa per danni alla controparte,
visti i danni causati, anche se non si sa bene quando il processo si concluderà
e se effettivamente i danni verranno riconosciuti. Ancora (Pd) porta l’esempio
di Santa Giulia dove, a fronte delle inadempienze ampiamente illustrate sui
giornali nazionali, nulla è stato riconosciuto ai residenti e agli enti
interessati. Oppure:
2) Ripartire da un nuovo Piano presentato
dalla controparte, discutendolo, o meno (questo non è chiaro), sulla base dei
limiti più restrittivi posti dal Pgt in vigore dal 2012 (ad esempio, 30% del
terreno al costruttore e 70% al comune). Ma val la pena ripetere un’esperienza
con un partner che si è dimostrato ampiamente inadempiente e che, come dice
Rosa (Segrate Nostra) “ha un atteggiamento truffaldino”?
Venerdì 28 marzo è previsto un
incontro tra amministrazione segratese e Vegagest. Vedremo come andrà a finire.